Seguire il vento della fantasia ...in tutti i suoi sospiri

lunedì 6 dicembre 2021


martedì 26 ottobre 2021

La premiazione all'XI Premio Letterario Castrum Cisternae

 

E' stata una forte emozione. Alla mia terza partecipazione (complessiva) a questa manifestazione, ho trovato uno spiraglio poco battuto in termini artistici e ho conseguito il Primo Premio della Sez. C "Libro di poesie, Saggio, Favole, Storie o Monologo" con il Saggio inedito "Medium Artistica, breve viaggio nelle emozioni della pittura: Claude Monet".

Alla lettura della inarrivabile Nella D'Angelo, l'emozione mia e degli altri partecipanti è stata molto forte...

Un momento indimenticabile...

Grazie a tutti, in special modo ad Annamaria Pellegrino che - zitta zitta - mi ha registrato anche un video con il telefonino....oltre ad alcune foto...







sabato 16 ottobre 2021

Il saggio "Medium Artistica, breve viaggio nelle emozioni della pittura: Claude Monet" vince un Primo Premio all'Undicesimo concorso Letterario "Castrum Cisternae"

 



Il Premio è inerente alla Sezione C – Libro di poesie, saggio, favole, storie o monologo.

Avevo raccolto in fretta e furia (e dotato di una decente cover), le 4 "Ispirazioni pittoriche" che oggi trovate complete anche qui, su questo blog, e le ho presentate sperando di fare bella figura.


Ma le cose sono andate ben oltre le mie aspettative e dunque ringrazio la giuria - Prof.ssa Liana Guadagni, Poeta Angelo Iossa, Prof.ssa Margherita Romano, Don Nicola De Sena, Prof.ssa Maria Antonietta Boccieri, Cav. Gianni Ianuale e la Presidente Prof.ssa Maria Giugliano, per aver prescelto questo piccolo saggio come meritevole del primo premio. GRAZIE!!


giovedì 14 ottobre 2021

Jambuur...un anno fa

 


       

SI TU TURNASSE

Si tu turnasse, Giamburraschiè

iye t'acchiappasse mane e piere

pe te fa ribbellà

pazzianne a muzzecà.


Si tu turnasse, Giamburraschiè

'na mana 'a cinche

dinte 'a panza

nisciune t'a levasse.


Si tu turnasse, Giamburraschiè

stesse sempe a aspettà

a capuzzella toia che s'alliscia

sotte 'e 'mmane mie.


Si tu turnasse, Giamburraschiè

capa capa facesse

cu chiste uocchie tuoie

'e nennille 'e maraviglia,

'sti stesse uocchie

ca mo me guardane stasera

pe' se fà accarezzà,

dinte a chiste urdeme addie.


Si tu turnasse...


martedì 12 ottobre 2021

Medium artistica: Claude Monet - A Cap D’Antibes con il maestrale, 1888

 


“Non so quanto anche il tempo venisse spinto da quel maestrale, ma vedevo che anche il paesaggio, insieme alle barche, e la prospettiva tutta erano così sospinte.


Uno sguardo veloce per assicurarmi che il cavalletto era ben fermo, fissato con 5 belle pietre raccolte nei pressi, per poi notare che gli alberi non ne volevano sapere di avvicinarsi di forza ai colori del primo tramonto.

E gli uomini sulle barche si saranno accorti che il vento stava sospingendo il loro tempo?

Vento che spinge il tempo: ed anche io me ne accorgo quando esso spazza via l’anima mia.

So che il tempo che passa – il vento che spazza – porta con se un'aureola di malinconia: il mio guardare ora, il mio dipingere ora resta l’unico baluardo a questa forzatura, l’unica resistenza a questo vento di maestrale che trascina il paesaggio e lo conduce al tramonto.

Che io possa resistere al vento della vita come questi alberi ed essere capace di fermare il tempo e di essere consapevole quando si dovrà mutare nei colori del primo tramonto.”

martedì 5 ottobre 2021

Esce oggi "il curato imprudente".....

 

Antiche lettere riservate e scoperte per caso nell'Archivio Diocesano di Nola costituiscono la dorsale cronologica di alcuni avvenimenti che hanno avuto luogo nel XIX secolo. 

Tutto gira intorno ad una chiesetta di campagna nel Napoletano: siamo a Tavernanova, all'epoca frazione di Pomigliano d'Arco.

Dalla lettura di questi scritti emerge fortemente il senso della ricerca di identità personali e collettive, sociali e religiose in un periodo sofferto del nostro Meridione, quello della annessione al Regno d'Italia.

Per ordinarlo on-line, cliccate sulla copertina.

Altrimenti provate a cercare se c'è una libreria della vostra zona dove richiedere il libro.

G R A Z I E






Per le librerie interessate il testo, come tutte le opere pubblicate con Youcanprint, può essere ordinato direttamente tramite Fastbook utilizzando il software "Fastlink", fornito dal distributore.

Ad ogni modo, Youcanprint propone un suo sistema di distribuzione per le librerie sia in conto assoluto che conto deposito.


mercoledì 29 settembre 2021


giovedì 23 settembre 2021


sabato 28 agosto 2021

La prima volta che ho potuto ammirare i lineamenti di una ragazza iraniana è stato a Vienna, nel lontanissimo 1981 (se non erro...).
Molto particolari gli occhi e il naso. Veramente dei tipi...
E questo è il mio tipo...con la sua anima e la sua poesia.


"[...] E verso le nostre mani nuovamente unite
Chiamami
Io sono te
Fredda come le tue mani
Chiamami
Voglio ritornare in strada
Chiamami per sussurrarti nelle orecchie con amore
Chiamami per perdermi nelle tue braccia e nei miei sogni
Ritorna e fai risorgere i ricordi
Chiamami
E sottraimi a me stessa
"

Tratto dalla poesia "Corri", di Fateme Ekhtesari, poetessa iraniana.
Traduzione di Linn Hansén (basata sulla versione inglese).








lunedì 2 agosto 2021

 


Nuvole raccolte

in cornici di sole

si lasciano guardare ancora

dai balconi di un tempo.


So che sei

accanto a me

mentre le guardi

dalla tua Domenica

senza tramonto.



mercoledì 14 luglio 2021


 "Poi, inatteso, lui arriva. Lo schiaffo. Ti scaraventa lontano dalla tua zona ristoro, spazza via tutti i traguardi raggiunti e ti ributta in mezzo alla strada, di nuovo con la valigia accanto, di nuovo con un cammino da percorrere, e molto, ma molto incazzato. E' come se la vita stessa sia intollerante alla tua quiete ed esiga da te un continuo, perenne cammino. Non importa quanto la valigia diventi leggera, purchè tu sia e rimanga in cammino"

Emozionante e suggestivo, stop-and-go esperienziale.

E' tratto dal romanzo poliziesco di Carlo Vitucci, "Come parole crociate", Bertoni editore.

L'elaborazione della foto di S.Kim è del sottoscritto.

 

 


venerdì 25 giugno 2021

Bradford-upon-Avon: un posto per scrivere...da raccontare


...e non confondetelo con Stratford-upon-Avon, città natale del grande William, di cui oggi è l'onomastico.

Tra le cose da vivere qui c'è anche qualche ora alla The Bridge Tea-Room.

E' quando entro in un posto come questo che dimentico tutto di me, e tutto cerco di raccogliere attraverso sensi finiti che traducono infiniti.

Entrando in questo tea-room, inaugurata oltre 500 anni fa, sono certo che mi verranno in mente la musica dei Genesis in "After the ordeal", oppure l'intimissima "Blood on the rooftops", scritta all'epoca dal gruppo ispirandosi allo zapping su un televisore per captare le news dal mondo.

E preparando un the..


In realtà, questi suoni hanno su di me un effetto diverso: rappresentano un portale che mi trascina indietro ma che mi da la forza per andare avanti:

"Seems Helen of Troy has found a new face again"


Ad ogni modo, Bradford-upon-Avon si trova a scarse 8 o 9 miglia da Bath, un elegantissima città con tutti i servizi "sistemati", dove l'educazione di base la conoscono tutti: i buoni ed i cattivi...

Bath ha origini romane e anche lì ci sono italiani del sud che si fanno valere.

Altra magica escursione al Campwell Woods, sempre nei pressi di Bath; la foto che vi posto è parte dello spettacolo...


E grazie anche a queste ambientazioni "musicali" che mi sono ispirato per le short novels in "Trick of the tales"...











giovedì 10 giugno 2021

Luis Borges: Ciò che ti offro


Ti offro strade difficili, tramonti disperati,
la luna di squallide periferie.
Ti offro le amarezze di un uomo
che ha guardato a lungo la triste luna.
Ti offro i miei antenati, i miei morti,
i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo:
il padre di mio padre ucciso sulla frontiera di Buenos Aires,
due pallottole attraverso i suoi polmoni, barbuto e morto,
avvolto dai soldati nella pelle di una mucca;
il nonno di mia madre – appena ventiquattrenne –
a capo di un cambio di trecento uomini in Perù,
ora fantasmi su cavalli svaniti.
Ti offro qualsiasi intuizione sia
nei miei libri, qualsiasi virilità o vita umana.
Ti offro la lealtà di un uomo
che non è mai stato leale.
Ti offro quel nocciolo di me stesso
che ho conservato, in qualche modo –
il centro del cuore che non tratta con le parole,
né coi sogni e non è toccato dal tempo,
dalla gioia, dalle avversità.
Ti offro il ricordo di una
rosa gialla al tramonto,
anni prima che tu nascessi.
Ti offro spiegazioni di te stessa,
teorie su di te, autentiche e sorprendenti notizie di te.
Ti posso dare la mia tristezza,
la mia oscurità, la fame del mio cuore;
cerco di corromperti con l’incertezza,
il pericolo, la sconfitta.

mercoledì 5 maggio 2021

Nuovo pezzo in Medium Artistica...

"
La timidezza e la sfacciataggine erano ben assortite in quel giorno di primavera che eccedeva in estate.
Sotto lo sguardo di Alice e di Jeanniot, intanto che mi ero dedicato alla mia nuova passione per i covoni, volevo regalare ai miei ragazzi un momento di immortalità.".....


giovedì 29 aprile 2021

Na tavernella, di Salvatore Di Giacomo

 


Na tavernella


Maggio. Na tavernella
ncopp’ ‘Antignano: ‘addore
d’ ‘anèpeta nuvella;
‘o cane d’ ‘o trattore

c’abbaia: ‘o fusto ‘e vino
nnanz’ ‘a porta: ‘a gallina
ca strilla ‘o pulicino:
e n’aria fresca e ffina

ca vene ‘a copp’ ‘e monte,
ca se mmesca c’ ‘o viento,
e a sti capille nfronte
nun fa truvà cchiù abbiento…

Stammo a na tavulella
tutte e dduie. Chiano chiano
s’allonga sta manella
e mm’accarezza ‘a mano…

Ma ‘o bbì ca dint’ ‘o piatto
se fa fredda ‘a frettata ?…
Comme me sò distratto !
Comme te sì ncantata !…

(S. Di Giacomo, 1901)

martedì 13 aprile 2021

La ricerca della felicità: una febbre che assale...

 Tratto da "Dov'è la felicità":

P. Cezanne - Alberi di castagno e tenuta del Jas de Bouffan
Elena e Giacomo, seppur in modi diversi, erano stati vittime di questa 'febbre' che porta l'uomo ad aspirare a cose più grandi del proprio universo.

Il rumore di una porta che si stava aprendo troncò questi pensieri nella mente di Lorenzo e il volto stupito di sua madre lo riportò alla realtà.

“Oh... Lorenzo!” - proruppe la madre – “che meravigliosa sorpresa!” - e lo accolse tra le sue braccia.




“Come mai sei qui ? è successo qualcosa?” – gli chiese continuando.

“No mamma, niente d’importante... “ – rispose Lorenzo sorridendo mentre riponeva le poche cose che aveva portato con sé dalla città.

La madre lo fissava ancora. Era mattina presto e l'aria era di una finezza indicibile; in essa Lorenzo si gettò alla ricerca del filo di quei pensieri su cui stava riflettendo prima di fermarsi sull’uscio di casa, ma non li ritrovò: la sua anima era adesso paga di quel nuovo stato di cose e aveva così obliato ogni traccia del suo recente passato.

L'agire mosso dal cuore

 Tratto da "Dov'è la felicità?":

P. Mariani - Sala delle feste (1915)
Giacomo ritornò sconsolato dal locale: Elena non c'era e, da quanto gli era sembrato di capire, non aveva ancora messo piede da quella mattina.

“... E in quel maledetto Caffè tutti mi guardano e bisbigliano come se fossi diventato una bestia rara!” - s'infiammò Giacomo mentre raccontava queste vicissitudini a Lorenzo.

“Si vede che sono informati di tutto” - gli rispose flemmaticamente l'amico.

“Ma chi diamine è a conoscenza di queste cose! e poi perché dirle in giro?”.

“Dovresti conoscere meglio di me l'ambiente che gira in quel Caffè... ” - disse allora con meraviglia Giacomo.

“E' un ambiente del diavolo!” - tuonò Giacomo visibilmente disturbato.

“E' anche un ambiente che dice che Elena partirà domani nel primo pomeriggio per Milano; poi andrà con il Sig. De Grande a Vienna” - prese a dire Lorenzo.

Queste ultime parole ebbero su Giacomo un effetto inimmaginabile: la sua rassegnazione interiore si trasformò fino a diventare sofferenza pura che si manifestò attraverso alcune lacrime che sapevano d’impotenza. Ebbe allora uno scatto fulmineo e uscì dalla casa di Lorenzo in direzione dell'abitazione di Elena. Lorenzo non mosse un dito per fermarlo: sapeva benissimo che Elena non si sarebbe lasciata convincere dal non andar via.

Confronto di cuori, il vero specchio dell'anima

 Tratto da "Dov'è la felicità":

M. Langowsy - Passeggiata notturna
Finita la cena, i due uscirono per una passeggiata.

Lungo il viale che conduceva verso il centro, Elena si rivolse a Giacomo dicendogli: - “Questa sarà stata forse la nostra ultima serata insieme”.

Giacomo fu colpito da tale improvvisa frase ma subito si riprese:

“Sì, lo so. Conosco pure chi è il tuo uomo ovvero chi fingi di amare; sì, perché tu ami me. Io ti ho seguito sai; i tuoi pianti sono fin troppo eloquenti da questo punto di vista. Perché vuoi continuare a piangere? perché vuoi che la tua vita sia una completa e sofferta espiazione dei tuoi errori? Ti amo, Elena, e non desidero lasciarti; sei in grado di non ricadere negli errori precedenti ed io ti aiuterò a farlo. Se la ragione alla base delle tue decisioni è stata il mio comportamento, perché non me lo hai detto subito?”.

A tali parole seguirono una pausa; Elena aveva il capo chino e non rispose mentre Giacomo cercava di guardarla negli occhi senza riuscirvi.

Poi egli continuò:

“Senti Elena, sono pronto a perdonarti, a ricominciare d'accapo anche a costo di sacrificare la mia più completa libertà per starti accanto, a patto che tu quell'uomo non lo veda mai più, mai più! perché ti ostini a far tacere questo tuo cuore che vuole seguirmi?” – qui Giacomo troncò il discorso: non sapeva più cosa dire e la sua mente, come la sua anima, era ormai stanca.

Aspettò invano una risposta e a nulla valsero alcune sue dolci parole.

Accadde dunque l'imprevisto: Elena si voltò indietro con un fare lento, poi fuggì nella strada buia.

Il coraggio non aiutò Giacomo che in quella circostanza rimase immobile e sconcertato: sembrava che la fuga di Elena fosse stata già messa in conto nei suoi pensieri e così l'impulso di inseguirla venne ad affievolirsi fino a mancargli completamente.

In tal modo lo spettro della rassegnazione s'impossessò completamente di lui conducendolo verso casa.

La freddezza della verità

 Tratto da "Dov'è la felicità?:

E. Munch - Bacio alla finestra 1892

Elena non si presentò all'appuntamento.

“Dove l'hai lasciata Elena?” - chiese con calma Giacomo.

“Lei non verrà con noi; era un trucco per poterti incontrare di sicuro. Elena non sa assolutamente nulla” - ribatté Lorenzo con altrettanta calma.

“Andiamo subito al Caffè allora: voglio che venga con noi!” - incalzò focosamente Giacomo, avviandosi verso il locale.

“E' inutile, non la troverai lì!” - gli gridò Lorenzo.

Giacomo ritornò indietro infuriato: - “Dov'è che l'hai portata sporco giornalista, dove?” – e lo tirò a se per i risvolti della giacca.

La calma ostentata da Lorenzo in quell’occasione fu proverbiale: - “Lei adesso è tra le braccia del signor, o meglio, monsieur Emanuele De Grande, impresario artistico internazionale. Oh, non credere che stiano in qualche locale chic o a fare una passeggiata: stanno semplicemente a casa di questo signore, e va avanti così da tre settimane”.

In quelle parole Lorenzo aveva messo tutti gli ingredienti di una vendetta: ciò che asseriva era la verità, ma avrebbe potuto dirla anche in un tono più delicato. Non lo fece per una questione personale. La freddezza, l'ironia contenuta in quelle parole furono uno sfogo contro l'amico che egli mai aveva tradito ma che gli aveva ingiustamente rinfacciato ciò.

Giacomo rimase senza parole e forse senza neanche più pensieri: quella freddezza che connota le verità gli si palesò nella mente bloccandone gli sbocchi.

L'intreccio di occhi, quelli del cuore e quelli della mente, spesso è fonte di giudizi affrettati...

  Tratto da "Dov'è la felicità?":

A. Morbelli, La Stazione Centrale di Milano, 1889
I due attesero sul marciapiede che il treno si fermasse completamente.

Giacomo intanto si era affacciato dal finestrino e aveva visto i due che stavano lì ad attenderlo.

Osservando quei due che lo stavano aspettando, la più facile delle sentenze fu estratta dalla sua mente: effettivamente Lorenzo e Elena avevano una relazione.

Mosso dall’ amarezza, una volta sceso dal treno, non visto, guadagnò subito l'uscita dalla stazione dirigendosi subito verso casa, convinto dell'infedeltà di Elena e dell’amicizia distrutta con Lorenzo.
Era cosciente di non essere più lo stesso: vedeva adesso tutto il mondo come suo nemico e se ne disperava.

Anche la mancanza di stelle in quella notte sembrava per lui un atto di malvagità da parte del Creato: anche Dio gli pareva essere adesso un nemico.
Decise allora che quel suo amico, Lorenzo, sarebbe stato, con Elena, una delle sue esperienze da cancellare.

E così fu, per qualche settimana.

Elena si confronta con la sua coscienza...

 Tratto da "Dov'è la felicità?":

O. Redon - Gli occhi chiusi (1890)
"Tradimento”: questa parola tuonò nella mente di Elena e le fermò i pensieri. “Perché mi sovviene questa parola?", pensava, “non sono io una creatura libera? il tradimento non è libertà?".

"No!", riprese pensando come contro se stessa, “anche la libertà umana è vincolata a leggi: chi sceglie di amare una persona non deve poi avere anche la libertà di tradirla, poiché ognuno è libero nella libertà dell'altro”, e ancora “la tua libertà si deve agli altri: ripagali allo stesso modo".

La passione d'amore la attanagliò in quel momento ancor di più.

Elena cercava di convincersi di amare ancora Giacomo, ma non voleva sacrificare la propria libertà per l'amore: cos’era l'amore se non un vincolo in più a discapito della libertà? No, non poteva pensare così: la parola "amore" racchiudeva più libertà di quanto poteva immaginare. Aveva Giacomo nel cuore: perché negarlo?

Lei possedeva quindi la libertà di amare lui nella sua libertà di essere amata da lui.

venerdì 9 aprile 2021

Nel pieno della ribellione giacobita del 1715...

... una nave con a bordo il Conte di Mar e suo figlio naufraga sulle coste occidentali scozzesi. Sebbene i due saranno costretti giocoforza a separarsi, il loro legame resterà vivo fino all'ultimo...

Il sole era sorto da un paio d’ore e ricopriva la terra di una coltre d’oro. 

Chissà da quanto tempo c’eravamo abbattuti sugli scogli per una maledetta e improvvisa tempesta. Alcuni degli uomini erano periti nell’incidente e la stiva aveva perso quasi tutto il suo carico.

Non potevamo però permetterci di allontanarci dalla nave per cercare aiuto giacché gli Scozzesi avrebbero potuto scoprire il nostro rifugio.

Mio padre, il Conte di Mar, era partito già da due giorni alla volta di Perth per tentare di avvicinare il Vescovo, nel tentativo di favorirci in qualche modo la fuga da quelle coste e far ritorno così in Irlanda.

Trovarono una città pronta ad accoglierli e a riaccompagnarli a casa.

Quando però gli Stewart vennero qua insieme a mio padre e ai suoi compagni con una piccola imbarcazione che a malapena riusciva a galleggiare, notai alcune cose nel modo di comportarsi di questa gente che m’indusse a fare alcune riflessioni.

Infatti, gli Stewart si presentarono disarmati e vestiti troppo bene per quell’occasione; inoltre sembravano aver trascorso una notte intera in qualche taverna, tanto erano odorosi di vino.

“Padre, dobbiamo provare ad andarcene da qui senza il loro aiuto!” - gli dissi lontano da orecchie indiscrete.

“Attendo aiuti dagli Inglesi, figliolo: il Vescovo mi ha assicurato che dopodomani saranno qui a prenderci e anche lui verrà per darci la sua benedizione”.

Dette queste parole, ritornò sul ponte della nave per dare alcune disposizioni alla ciurma.