Seguire il vento della fantasia ...in tutti i suoi sospiri

giovedì 29 aprile 2021

Na tavernella, di Salvatore Di Giacomo

 


Na tavernella


Maggio. Na tavernella
ncopp’ ‘Antignano: ‘addore
d’ ‘anèpeta nuvella;
‘o cane d’ ‘o trattore

c’abbaia: ‘o fusto ‘e vino
nnanz’ ‘a porta: ‘a gallina
ca strilla ‘o pulicino:
e n’aria fresca e ffina

ca vene ‘a copp’ ‘e monte,
ca se mmesca c’ ‘o viento,
e a sti capille nfronte
nun fa truvà cchiù abbiento…

Stammo a na tavulella
tutte e dduie. Chiano chiano
s’allonga sta manella
e mm’accarezza ‘a mano…

Ma ‘o bbì ca dint’ ‘o piatto
se fa fredda ‘a frettata ?…
Comme me sò distratto !
Comme te sì ncantata !…

(S. Di Giacomo, 1901)

martedì 13 aprile 2021

La ricerca della felicità: una febbre che assale...

 Tratto da "Dov'è la felicità":

P. Cezanne - Alberi di castagno e tenuta del Jas de Bouffan
Elena e Giacomo, seppur in modi diversi, erano stati vittime di questa 'febbre' che porta l'uomo ad aspirare a cose più grandi del proprio universo.

Il rumore di una porta che si stava aprendo troncò questi pensieri nella mente di Lorenzo e il volto stupito di sua madre lo riportò alla realtà.

“Oh... Lorenzo!” - proruppe la madre – “che meravigliosa sorpresa!” - e lo accolse tra le sue braccia.




“Come mai sei qui ? è successo qualcosa?” – gli chiese continuando.

“No mamma, niente d’importante... “ – rispose Lorenzo sorridendo mentre riponeva le poche cose che aveva portato con sé dalla città.

La madre lo fissava ancora. Era mattina presto e l'aria era di una finezza indicibile; in essa Lorenzo si gettò alla ricerca del filo di quei pensieri su cui stava riflettendo prima di fermarsi sull’uscio di casa, ma non li ritrovò: la sua anima era adesso paga di quel nuovo stato di cose e aveva così obliato ogni traccia del suo recente passato.

L'agire mosso dal cuore

 Tratto da "Dov'è la felicità?":

P. Mariani - Sala delle feste (1915)
Giacomo ritornò sconsolato dal locale: Elena non c'era e, da quanto gli era sembrato di capire, non aveva ancora messo piede da quella mattina.

“... E in quel maledetto Caffè tutti mi guardano e bisbigliano come se fossi diventato una bestia rara!” - s'infiammò Giacomo mentre raccontava queste vicissitudini a Lorenzo.

“Si vede che sono informati di tutto” - gli rispose flemmaticamente l'amico.

“Ma chi diamine è a conoscenza di queste cose! e poi perché dirle in giro?”.

“Dovresti conoscere meglio di me l'ambiente che gira in quel Caffè... ” - disse allora con meraviglia Giacomo.

“E' un ambiente del diavolo!” - tuonò Giacomo visibilmente disturbato.

“E' anche un ambiente che dice che Elena partirà domani nel primo pomeriggio per Milano; poi andrà con il Sig. De Grande a Vienna” - prese a dire Lorenzo.

Queste ultime parole ebbero su Giacomo un effetto inimmaginabile: la sua rassegnazione interiore si trasformò fino a diventare sofferenza pura che si manifestò attraverso alcune lacrime che sapevano d’impotenza. Ebbe allora uno scatto fulmineo e uscì dalla casa di Lorenzo in direzione dell'abitazione di Elena. Lorenzo non mosse un dito per fermarlo: sapeva benissimo che Elena non si sarebbe lasciata convincere dal non andar via.

Confronto di cuori, il vero specchio dell'anima

 Tratto da "Dov'è la felicità":

M. Langowsy - Passeggiata notturna
Finita la cena, i due uscirono per una passeggiata.

Lungo il viale che conduceva verso il centro, Elena si rivolse a Giacomo dicendogli: - “Questa sarà stata forse la nostra ultima serata insieme”.

Giacomo fu colpito da tale improvvisa frase ma subito si riprese:

“Sì, lo so. Conosco pure chi è il tuo uomo ovvero chi fingi di amare; sì, perché tu ami me. Io ti ho seguito sai; i tuoi pianti sono fin troppo eloquenti da questo punto di vista. Perché vuoi continuare a piangere? perché vuoi che la tua vita sia una completa e sofferta espiazione dei tuoi errori? Ti amo, Elena, e non desidero lasciarti; sei in grado di non ricadere negli errori precedenti ed io ti aiuterò a farlo. Se la ragione alla base delle tue decisioni è stata il mio comportamento, perché non me lo hai detto subito?”.

A tali parole seguirono una pausa; Elena aveva il capo chino e non rispose mentre Giacomo cercava di guardarla negli occhi senza riuscirvi.

Poi egli continuò:

“Senti Elena, sono pronto a perdonarti, a ricominciare d'accapo anche a costo di sacrificare la mia più completa libertà per starti accanto, a patto che tu quell'uomo non lo veda mai più, mai più! perché ti ostini a far tacere questo tuo cuore che vuole seguirmi?” – qui Giacomo troncò il discorso: non sapeva più cosa dire e la sua mente, come la sua anima, era ormai stanca.

Aspettò invano una risposta e a nulla valsero alcune sue dolci parole.

Accadde dunque l'imprevisto: Elena si voltò indietro con un fare lento, poi fuggì nella strada buia.

Il coraggio non aiutò Giacomo che in quella circostanza rimase immobile e sconcertato: sembrava che la fuga di Elena fosse stata già messa in conto nei suoi pensieri e così l'impulso di inseguirla venne ad affievolirsi fino a mancargli completamente.

In tal modo lo spettro della rassegnazione s'impossessò completamente di lui conducendolo verso casa.

La freddezza della verità

 Tratto da "Dov'è la felicità?:

E. Munch - Bacio alla finestra 1892

Elena non si presentò all'appuntamento.

“Dove l'hai lasciata Elena?” - chiese con calma Giacomo.

“Lei non verrà con noi; era un trucco per poterti incontrare di sicuro. Elena non sa assolutamente nulla” - ribatté Lorenzo con altrettanta calma.

“Andiamo subito al Caffè allora: voglio che venga con noi!” - incalzò focosamente Giacomo, avviandosi verso il locale.

“E' inutile, non la troverai lì!” - gli gridò Lorenzo.

Giacomo ritornò indietro infuriato: - “Dov'è che l'hai portata sporco giornalista, dove?” – e lo tirò a se per i risvolti della giacca.

La calma ostentata da Lorenzo in quell’occasione fu proverbiale: - “Lei adesso è tra le braccia del signor, o meglio, monsieur Emanuele De Grande, impresario artistico internazionale. Oh, non credere che stiano in qualche locale chic o a fare una passeggiata: stanno semplicemente a casa di questo signore, e va avanti così da tre settimane”.

In quelle parole Lorenzo aveva messo tutti gli ingredienti di una vendetta: ciò che asseriva era la verità, ma avrebbe potuto dirla anche in un tono più delicato. Non lo fece per una questione personale. La freddezza, l'ironia contenuta in quelle parole furono uno sfogo contro l'amico che egli mai aveva tradito ma che gli aveva ingiustamente rinfacciato ciò.

Giacomo rimase senza parole e forse senza neanche più pensieri: quella freddezza che connota le verità gli si palesò nella mente bloccandone gli sbocchi.

L'intreccio di occhi, quelli del cuore e quelli della mente, spesso è fonte di giudizi affrettati...

  Tratto da "Dov'è la felicità?":

A. Morbelli, La Stazione Centrale di Milano, 1889
I due attesero sul marciapiede che il treno si fermasse completamente.

Giacomo intanto si era affacciato dal finestrino e aveva visto i due che stavano lì ad attenderlo.

Osservando quei due che lo stavano aspettando, la più facile delle sentenze fu estratta dalla sua mente: effettivamente Lorenzo e Elena avevano una relazione.

Mosso dall’ amarezza, una volta sceso dal treno, non visto, guadagnò subito l'uscita dalla stazione dirigendosi subito verso casa, convinto dell'infedeltà di Elena e dell’amicizia distrutta con Lorenzo.
Era cosciente di non essere più lo stesso: vedeva adesso tutto il mondo come suo nemico e se ne disperava.

Anche la mancanza di stelle in quella notte sembrava per lui un atto di malvagità da parte del Creato: anche Dio gli pareva essere adesso un nemico.
Decise allora che quel suo amico, Lorenzo, sarebbe stato, con Elena, una delle sue esperienze da cancellare.

E così fu, per qualche settimana.

Elena si confronta con la sua coscienza...

 Tratto da "Dov'è la felicità?":

O. Redon - Gli occhi chiusi (1890)
"Tradimento”: questa parola tuonò nella mente di Elena e le fermò i pensieri. “Perché mi sovviene questa parola?", pensava, “non sono io una creatura libera? il tradimento non è libertà?".

"No!", riprese pensando come contro se stessa, “anche la libertà umana è vincolata a leggi: chi sceglie di amare una persona non deve poi avere anche la libertà di tradirla, poiché ognuno è libero nella libertà dell'altro”, e ancora “la tua libertà si deve agli altri: ripagali allo stesso modo".

La passione d'amore la attanagliò in quel momento ancor di più.

Elena cercava di convincersi di amare ancora Giacomo, ma non voleva sacrificare la propria libertà per l'amore: cos’era l'amore se non un vincolo in più a discapito della libertà? No, non poteva pensare così: la parola "amore" racchiudeva più libertà di quanto poteva immaginare. Aveva Giacomo nel cuore: perché negarlo?

Lei possedeva quindi la libertà di amare lui nella sua libertà di essere amata da lui.

venerdì 9 aprile 2021

Nel pieno della ribellione giacobita del 1715...

... una nave con a bordo il Conte di Mar e suo figlio naufraga sulle coste occidentali scozzesi. Sebbene i due saranno costretti giocoforza a separarsi, il loro legame resterà vivo fino all'ultimo...

Il sole era sorto da un paio d’ore e ricopriva la terra di una coltre d’oro. 

Chissà da quanto tempo c’eravamo abbattuti sugli scogli per una maledetta e improvvisa tempesta. Alcuni degli uomini erano periti nell’incidente e la stiva aveva perso quasi tutto il suo carico.

Non potevamo però permetterci di allontanarci dalla nave per cercare aiuto giacché gli Scozzesi avrebbero potuto scoprire il nostro rifugio.

Mio padre, il Conte di Mar, era partito già da due giorni alla volta di Perth per tentare di avvicinare il Vescovo, nel tentativo di favorirci in qualche modo la fuga da quelle coste e far ritorno così in Irlanda.

Trovarono una città pronta ad accoglierli e a riaccompagnarli a casa.

Quando però gli Stewart vennero qua insieme a mio padre e ai suoi compagni con una piccola imbarcazione che a malapena riusciva a galleggiare, notai alcune cose nel modo di comportarsi di questa gente che m’indusse a fare alcune riflessioni.

Infatti, gli Stewart si presentarono disarmati e vestiti troppo bene per quell’occasione; inoltre sembravano aver trascorso una notte intera in qualche taverna, tanto erano odorosi di vino.

“Padre, dobbiamo provare ad andarcene da qui senza il loro aiuto!” - gli dissi lontano da orecchie indiscrete.

“Attendo aiuti dagli Inglesi, figliolo: il Vescovo mi ha assicurato che dopodomani saranno qui a prenderci e anche lui verrà per darci la sua benedizione”.

Dette queste parole, ritornò sul ponte della nave per dare alcune disposizioni alla ciurma.