venerdì 9 aprile 2021

Nel pieno della ribellione giacobita del 1715...

... una nave con a bordo il Conte di Mar e suo figlio naufraga sulle coste occidentali scozzesi. Sebbene i due saranno costretti giocoforza a separarsi, il loro legame resterà vivo fino all'ultimo...

Il sole era sorto da un paio d’ore e ricopriva la terra di una coltre d’oro. 

Chissà da quanto tempo c’eravamo abbattuti sugli scogli per una maledetta e improvvisa tempesta. Alcuni degli uomini erano periti nell’incidente e la stiva aveva perso quasi tutto il suo carico.

Non potevamo però permetterci di allontanarci dalla nave per cercare aiuto giacché gli Scozzesi avrebbero potuto scoprire il nostro rifugio.

Mio padre, il Conte di Mar, era partito già da due giorni alla volta di Perth per tentare di avvicinare il Vescovo, nel tentativo di favorirci in qualche modo la fuga da quelle coste e far ritorno così in Irlanda.

Trovarono una città pronta ad accoglierli e a riaccompagnarli a casa.

Quando però gli Stewart vennero qua insieme a mio padre e ai suoi compagni con una piccola imbarcazione che a malapena riusciva a galleggiare, notai alcune cose nel modo di comportarsi di questa gente che m’indusse a fare alcune riflessioni.

Infatti, gli Stewart si presentarono disarmati e vestiti troppo bene per quell’occasione; inoltre sembravano aver trascorso una notte intera in qualche taverna, tanto erano odorosi di vino.

“Padre, dobbiamo provare ad andarcene da qui senza il loro aiuto!” - gli dissi lontano da orecchie indiscrete.

“Attendo aiuti dagli Inglesi, figliolo: il Vescovo mi ha assicurato che dopodomani saranno qui a prenderci e anche lui verrà per darci la sua benedizione”.

Dette queste parole, ritornò sul ponte della nave per dare alcune disposizioni alla ciurma.

Due giorni dopo giunse così il Vescovo, vestito con cura: ci informò che gli Inglesi avrebbero tardato qualche giorno poiché la nave che doveva raccoglierci era ancora in allestimento in uno dei loro porti. Al termine di quella visita si congedò con una benedizione che estese a tutto l’equipaggio.

Attendemmo una settimana, ma non apparve nessuno all’orizzonte nonostante quella fama di puntualità degli inglesi che tutti gli eserciti temevano. L’equipaggio fu subito in subbuglio e malcelate accuse di combutta con gli inglesi giungevano anche a mio padre.

Questi giunse così all’estrema decisione di partire comunque verso Londra costeggiando la riva, portando con sé tutti quelli che avrebbero voluto rischiare con lui.

Si misero allora all’opera per costruire una piccola e rudimentale imbarcazione con la quale compiere quel viaggio.

“Padre, Londra sarà la tua tomba: non devi portarli così lontano!”- lo rimproverai non appena seppi di quella decisione.

La mia mente era in tumulto e il mio spirito molto agitato.

Durante quella notte, mio padre e alcuni uomini partirono in silenzio.

Furono così gli unici a non finire in prigione: il mattino successivo, infatti, gli Stewart e altri signorotti del luogo vennero a prenderci con la forza e inopinatamente ci trasferirono nelle prigioni della loro regione: ci avevano ingannato fin dal primo momento!

Subito m’interrogarono per sapere la sorte di mio padre.

“Così essi cavalcano sulla cresta dell’onda: ebbene sarà la loro tomba!” - si rivolse verso di me con aria minacciosa il Vescovo di Perth mentre uno strano raggio di luce attraversava i suoi occhi: non riuscì comunque a farmi dire altro.

“Padre vi sto aspettando! Vi sto aspettando!” - gridai mentre mi portavano in cella. E quelle mie grida raggiunsero tutti i più remoti cunicoli di quella prigione.

Non avrei voluto sognare in quella notte, eppure mi sembrò di volare dal pendio di una collina salutando gli alberi e la vela di una barca. La vedevo seguire la brezza mentre io disperatamente cercavo di non cadere.

Sentii la mia voce che gridava: “Padre, non permettere che ti prendano!” e nello stesso tempo ebbi la sensazione come se i tratti del mio volto stessero bruciando.

“Padre devi andare!” - urlai allora con tutte le mie forze.

Purtroppo lui e gli altri non mi avrebbero potuto ascoltare: al mattino del giorno seguente seppi che mio padre era morto. Ero rimasto solo.

Non ero riuscito a commuovermi per quella morte improvvisa: la mia mente non riusciva più a stabilire la posizione di quel filo sottile che separa il Sogno dalla Realtà.

Ripensavo allora a quella notte in cui avevo sentito per l’ultima volta - seppur nel sogno - la voce di mio padre.

Delle parole all’improvviso persero quella zavorra che le tratteneva nel profondo della mia mente e vennero fuori:

“Dimentica le tue memorie, dimentica i tuoi amici. Lascia andare questa storia per un anno o due, fin quando essa non diventi vaga e la leggenda si avveri. Poi riprova a sognare di nuovo: alcune cose non finiscono mai…”.

Non volli più rassegnarmi; mi svegliai di soprassalto e gridai: “Undicesimo Conte di Mar, non andrai molto lontano: lo hai promesso, lo hai promesso, lo hai promesso babbo!”.


© Vincenzo Mercolino, tratto da "A trick of the tales"