mercoledì 8 giugno 2022

"Il poeta è un fingitore", diceva Pessoa...

 ...e continua:

"Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.[...]"

Ho voluto dunque fare un esperimento, provando ad immaginare un viaggio a Belle-Ile-en-Mer, un piccola isola bretone, che può annoverare tra i suoi visitatori a lungo termine anche il grande pittore Claude Monet, che ebbe residenza qui e che qui mise al mondo alcune tele che riprendevano le scogliere ("Les Aiguilles de Port-Coton") che si trovavano nei pressi della sua residenza.

E così, un poco sulla scorta del mio work-in-progress su "Le Ispirazioni Pittoriche" ed un pò sulla scorta del motto di Pessoa "Niente si sa, tutto si immagina", ho provato a trascrivere le sensazioni che avrei provato immaginando un week.end lungo da Napoli a Belle-Ile, completandolo con fotografie che potessero attestare la mia presenza in quei luoghi.
Riportato "a puntate" sulla mia pagina personale di FB, ho potuto constatare che i miei pochi lettori non si sono accorti che si trattava di un resoconto immaginario ma anzi hanno recepito le mie principali sensazioni come se pure loro fossero stati miei compagni di viaggio.
Che bello! Significa che pulsiamo sulla stessa lunghezza d'onda (e lì veramente si potrebbe andare tutti a quel paese...ovvero Bell-Ile!).
Eccovi dunque il resoconto (no foto, sennò il papiello si allunga...):

"Stamattina mi son svegliato con il rumore del tagliaerba in sottofondo blurred con annessa percezione olfattiva.
Nn era granchè presto, ma le regole di questa guesthouse qui a Bangor di Belle-Ile-en-Mer non mi consentono di eccedere in comodità materazzate oltre le nove e mezza.
Ma un pò me lo meritavo sto riposo, dopo che ieri mattina tra aereo, auto a noleggio e motorino (non mi sono interessato se potevo imbarcare l'auto sul traghetto: più eccitante prendere un motorino che son secoli che non lo guido...), sono arrivato a ridosso delle sei del pomeriggio sull'isola.
La guesthouse è su una collina, a poco più di 3 Km dal porto di Le Palais, in posizione centrale e dunque ottimale per poter ripercorrere i "luoghi" di Monet, in cerca di ispirazione.
Vero è che, per indole, qualche suggestione l'avrebbe data anche Carnac e tutta l'area del Golfo di Morbihan ma ho preferito puntare su qualcosa di "statutario", se la vogliamo dire così.
Certamente la guesthouse Parlevan è l'ideale per potersi "ritirare" a fine giornata e tirare le somme (o summae?) ispiratrici della giornata: no bordell-no piscina e lontana dai luoghi più "festaioli" dell'isola.

Pensando che non ci sarà più un domani per certe (e altre) cose, ho cominciato a pianificare i posti da visitare, stilando una classifica a differenti pesi (e pure misure).
La prima tappa sarebbe stata la casa di Monet qui a Belle-Ile e, a seguire, la ricerca del "cavalletto" del maestro tra gli scogli nella parte occidentale dell'isola.
Tutta una via diretta dalla guesthouse (e neppure cinque chilometri, solo andata), cercando di occupare tutto il tempo fino all'ora di pranzo.
A quel punto si fermano gli orologi svizzero-francesi e bisognerà trovare un buon posto per mangiare qualcosa, specialmente lungo la direzione verso un'altro luogo "speciale": Sauzon.
Questo in teoria...in pratica ho "allungato il brodo" qua e là specie sulle scogliere e, dopo essere stato presso il faro di Goulphar, a 'na certa, ho preferito prendere la strada verso la guesthouse: all'andata avevo notato un creperie (dolce et salato) "Crêperie Chez Renée" ma ho preferito un'altra creperia, quella che ho rinominata " 'a mamma d'o cuttone" (Creperie Coton)...
Stasera punto verso il porto commerciale. Sauzon può aspettare domani.

In realtà mi son lasciato trascinare dal motorino - in senso buono - e ho pensato che affinale al porto ci sarei andato in serata (a che ora?, qui alle nove di sera il sole non prende la strada di andare a dormire...). Meglio così: più spazio per le perlustrazioni.
Mi sono diretto verso la costa est dell'isola, dove vi sono alcune spiaggie praticabili, forse non tanto a livello di motorino...ma qui al momento non tocca niente nessuno..
E dunque "Plage de Bordardoué" e poi, risalendo verso la meta "pappatoria" di Le Palais, la bella insenatura di "Plage de Port Guen".
La spiaggia "de Ramonette" mi ha colpito per l'acqua cristallina (vista da lontano, per arrivarci avrei potuto trovare qualche cinquanta euro a terra...) e l'assenza di loghi da "bandiera blu".
Terminate tutte le incursioni sabbifere, eccomi allora al porto di Le Palais, in pratica il porto principale dell'isola, con i suoi due fari e tanto spazio per accomodare traghetti & co.
L'atmosfera di questa parte dell'isola è molto "europea", come piace a me: no parcheggiatori abusivi, no auto in doppia fila, no immondizia gettata a terra, no frenesia di scavalcare tutto e tutti ma solo una buona educazione di base. Ma qualcuno scappato da qualche local-serraglio c'è sempre.
Aveva tanta voglia di fare un giro in tondo lungo le quai di questa zona: quai Gambetta, quai de l'Arcade dove sono assiepati molti locali caratteristici della Bretagna francese.
Ma è tempo di mettere carburante sia al motorino che a me e allora provo a cenare al tramonto all'Hotel Atlantique: tanto 'o motorino ha il faro anche lui e la guesthouse non è lontana...

Avevo fatto male i calcoli: ma quali 5 chilometri da Parlevan fino alla casa-museo di Sarah Bernhardt, verso il Ponte des Poulains, all'estremo nord dell'isola! Sono il doppio, mannaggia la chicchi&nozza.
Ad ogni modo, sapevo che ne sarebbe valsa la pena non solo per l'aspetto delle bellezze naturali quanto per la possibilità che avevo di "percepire" il vissuto di quella casa museo appartenuto all'attrice francese del XIX secolo.
Avrebbe tanto voluto farsi seppellire qui, ma non fu possibile per questa sbarazzina e bella donna...
Prima di arrivare al museo è cosa buona giusta soffermarsi sulla costa, lasciando il motom e prendendo la piedivia. Piedivia consigliabile una volta arrivati presso la "Maison du littoral" (non perdete tempo qui...), dove avrete modo di parcheggiare il vostro mezzo di locomozione.
Mettetevi l'animo in pace e proseguite verso il Sarah Bernhardt Museum.
Qui sostate e visitate il tempo necessario per affacciarvi su un anima ribelle nata quasi 200 anni fa ma di moderna fattezza.
Quando vi sarete scocciati vi aspettano 4/5 posti nei pressi (tutta la zona dei Les Pulains) che certamente incarterete e porterete a casa.
Ma non vi sbattete tanto poichè poi dovete andare a mangiare! Anche lo stomaco vuole la sua parte.
Dicevo, tutte è Les Pulains: il faro, il promontorio, la spiaggia...
Non c'è però la pappatoria Les Pulains...per quella, una volta che siete in sella al vostro motorino, c'èe da cercare a Port Sauzon, porto turistico con faro annesso e connesso.
Mi son fermato perciò al "Cafè de la Cale", direttamente sul porto; dimenticavo: qui a Belle-Ile c'è una inflazione di Rane Pescatrici...le cucinano in tutti i modi e le servono con tanto di testa..
Durante il pranzetto mi son fatto due conti e ho deliberato che nel pomeriggio arivado di nuovo a Le Palais, per l'ultimo "momento" turistico di questo fantasioso intermezzo: una visita alla Cittadella fortificata.
E così, fatti i due "pieni" ai serbatoi, ci smazziamo questi 6 Km verso Le Palais dove ci attende una "botta in fronte": la Citadel è chiusa e tutt'al più si possono fare foto all'esterno. Vabbè.
Così, vista la dispendiosa giornata - e visto che domani l'aereo da Nantes parte verso le 12.15 - decido che è meglio ritirarsi verso la guesthouse per una ristoratrice dormita.
Per non far prendere collera a nessuno da queste parti, in serata vado a cenare alla Crêperie Chez Renée, e chi s'è visto s'è visto...

Ho detto addio a Belle-Ile proprio di fronte al Hotel Atlantique: una forza mi tirava verso il traghetto ed una invece verso l'albergo.
Alla fine ha vinto il biglietto aereo e mi sono imbarcato per una traversata di circa un'ora, fino ad arrivare al parcheggio sulla terraferma, a Biberòn (Quiberon in realtà...).
Una voltata et una girata, in auto per 2 ore fino ad arrivare all'aeroporto Nantes Atlantique.
Lungo la strada, la N165, ogni tanto il mio amico immaginario mi faceva voltare lo sguardo sul versante destro, per cogliere qualche scorcio del Golfo di Morbihan e addirittura invitarmi a fermarmi al sito megalitico di Carnac. Ma non era il caso: ogni cosa a suo tempo, specie quando si ha tempo (e denaro).
Un viaggio è ricostituente, specie se puoi liberarti della diffidenza endemica con cui dobbiamo misurarci alle nostre latitudini, che pur belle sono ma spesso son vissute sotto i riflettori orrendi della mancanza di etica, della sopraffazione gratuita e di tutto il contrario di una convivenza pacifica.
Vi saluto con una massima con cui alla guesthouse uno dei proprietari mi faceva menzione ogni mattina, non appena mettevo in moto il motorino per uno dei miei giri: "gouverne les chèvres!"
Qui vi posto due video presi da YT, uno più "istituzionale" e l'altro più "sentimentale" grazie all'artista irlandese Tim O' Connor..